TASSELLI IN LEGNO E FIGURE SEDUTE 1995/1997

Scultura come atavica ed inconsapevole esigenza di tradurre un pensiero, un sogno ricorrente e l’emozionalità del semplice “fare”.

Ricerco l’inquietudine delle rigidità.
Ricerco le illusorie vibrazioni delle stabilità.
Ricerco il rispetto e la soggezione che incute tutto ciò che è fisso.
Ricerco il mistero dell’equilibrio compositivo nell’instabilità e precarietà degli assiemi spontanei.
Ricerco l’evento improgettabile di quando parti irregolari assemblate costruiscono elementi e forme forti, grevi, solide ed assolute, prive di inutili particolari come un umile quanto antico muro a secco, un nuraghe, un molo di riporto, un selciato.
Ricerco il finale, il solido, il risultato stabile.

…se giustapposti e convertiti a “far parte”, divengono indispensabili gli uni agli altri.

Ogni elemento prende vita solamente se assolve al suo compito, occupando il suo spazio assieme agli altri tasselli, mantenendo e valorizzando la propria preziosa unicità.

…ciò mi crea un moto d’animo forte, costruttivo quanto appagante, sicuro, definitivo perché provo soddisfazione nell’immaginare l’indistruttibile, forse l’eterno.

…diversi legni di differenti provenienze se accostati creano e compongono cromatiche geometrie non superficialmente applicate ma in profonda essenza.

La struttura è ferma ma muove, vibra nelle sue superfici aspre pittorico-materiche e nei suoi vuoti rigidamente ritagliati nei pieni.

Contenendo gli slanci emotivi entro rigide strutture, frutto di un lento operare, il fremito diviene una comunicazione non palese, ermetica e controllata, fatalmente colta come di fronte ad un vivificante “non finito” o ad un misterioso frammento mutilo.

Genova, 1995