FERRI PIETRE 2005/2006

Attraverso il linguaggio plastico-tridimensionale l’opera scultorea non ha più il distaccato compito
di descrivere, raccontare e far bella mostra di se attraverso l’abilità del suo autore bensì di suggerire, evocare, indurre al pensiero.

L’osservatore, attraverso il filtro delle sue sensibilità e tradizioni, è invitato ad “andare oltre” alla semplice contemplazione e adottare una visione più contemporanea creando lui stesso con l’opera una sorta di intimo
ed autonomo dialogo.

Per far si che ciò avvenga è indispensabile una disponibilità attiva all’ascolto, alla ricezione, alla rielaborazione e ad un elementare “distacco” dalla tradizionale visione della scultura e da come essa veniva generalmente e genericamente prefigurata.

In altre parole è necessario vivere l’opera ponendosi in condizione di libero abbandono da se stessi, spesso con il coraggio di cimentarsi a fluttuare nel proprio immaginario senza pregiudizi ne stereotipi, ascoltando il non ancora ascoltato.

Intendo le mie sculture come spunti, mai come preziosi, virtuosi, compiaciuti ed immobili oggetti fisici preposti all’arredo.

Se “ascoltiamo” lo spazio entriamo in una dimensione solo apparentemente fittizia.

…ciò che di più autentico distingue il vivente è il modo in cui inevitabilmente risponde allo “spazio” che vive.

Genova, 2005