Scrivono di lui…

Germano Beringheli – 1996
“All’interno di uno scenario successivo, di cultura post-moderna, il lavoro recente di Repetto. Scultore, riassume l’immagine interna di un linguaggio differente, dovuto alla materia prescelta, e a uno stare plastico che deve il suo prolungarsi di senso a una sorta di definizione strutturale  che scaturisce da vecchie lezioni costruttiviste. Il legno colto nelle convenzioni naturalistiche  di materiale originale e, insieme, l’organizzazione dello spazio in modo architetturale. Pur cadendo sotto il dominio degli accidenti tecnici e impostando il discorso sull’adozione di unità formali minimaliste, Repetto ottiene, rappresentativamente la radicalità di un lavoro estetico di profonda espressività.”
Luciano Caprile – 1999
“A partire dal 1994 Franco Repetto ha iniziato a tradurre nel legno ciò che riusciva a ottenere col poliestere e col cemento fuso. Un colloquio tra la materia (o la suggestione di una materia) e una metamorfosi che si attuava dal di dentro, non nel senso del togliere ma del proliferare.Ne è derivata una struttura per incastri, per sovrapposizioni e per crescite di elementi modulari che venivano a contatto con l’invenzione casuale, con l’idea di “ready-made”, con la cruda e talora aspra essenza di un oggetto che si offriva nella sua povertà d’impianto, dove l’unico effetto timbrico scaturiva dalla spesso occasionale policromia dei materiali trovati e usati. Alcune di queste opere si distinguevano per un taglio duro, aguzzo, arcaico. Dall’evoluzione ulteriore di tali progetti sono nati gli “elmi”. Certo, il caso ama percorrere tragitti di predestinazione, ma c’è da dire che l’evoluzione verso una forma di dichiarazione comportamentale più marcata era già nei segni che si stavano imponendo con coerenza e con decisione. “
Franco Sborgi – 1999
“…Ma va infine rilevato come la tensionalità interna dei materiali trova una stretta e consequenziale logica di sviluppo nel rapporto proposto da queste strutture, rese sempre più compatte dalla semplificazione, con lo spazio. Un rapporto non rigido, ma aperto a molteplici possibilità. Molte di queste ultime sculture rispondono infatti ad una ricerca di multirelazionalità con lo spazio, non solo attraverso la possibilità di posizionare l’opera in diversi modi sul piano, ma bensì modificando la forma stessa della scultura.Queste sculture più recenti sono infatti costruite in modo da permettere la rotazione dei piani e dei volumi che le compongono, attorno ad assi e cerniere che ne permettono il modificarsi della forma nello spazio; proponendo nuove relazioni possibili, sia all’interno della propria struttura divenuta una sorta di “macchina plastica”, che nei confronti dello spazio in cui si inserisce e di cui, in qualche misura, diviene attivatore dinamico.
Franco Ragazzi – 2004
“Come negli ultimi “Elmi” e nelle sculture immediatamente successive si avverte il proseguimento di una riflessione dell’artista sul ruolo della forma nello spazio, sul rifiuto di un concetto di staticità a cui Repetto preferisce, se non quello di aerea mobilità alla Calder, quello di movimento, trasformazione, slittamento di senso e di significato. Avevamo già visto le sue sculture ruotare, aprirsi, assumere forme diverse, i suoi “Elmi” diventare libri o distendere le ali come uccelli mitici o prendere un aspetto assolutamente astratto. Conseguenti all’epicità degli “Elmi” e coerenti con una visione etica della scultura intesa   nelle sue componenti di storicità e di fedeltà a segni e segnali che trattengono la memoria dell’antico sono Bucranio e Se io fossi trancia. Repetto si appassiona alle vicende del passato remoto dell’uomo e dei suoi miti, ma mostra la sua personale avversione per la storia tradizionalmente intesa, conferma di amare il fantasma della storia, o una storia di fantasmi, una storia fatta di vuoti, di sogni e di incubi, di metafore in cui alcuni archetipi dell’immaginario vengono sottoposti ad una stupefacente metamorfosi in cui emerge anche il carattere ironico dell’artista.”